martedì 3 aprile 2007

Capitolo VII - Ragnarok

VII. Susae, Strategi sedes*
Il vento delle giornate precedenti era cessato, ponendo fine alla tempesta di sabbia che da giorni imperversava sulla città.
Il vento di guerra, al contrario, non era cessato, e Quinto Fabio lo subodorava, come un’alta nube che vela il sole, pur non avendone ancora notizia. Non fu sorpreso quando il messo gli annunciò lo sconfinamento dei Massageti nel Tema di Susiana.
I Servizi di Sicurezza di Ραευώθζ, inviati con giusto tempismo, avevano scongiurato il pericolo di un’invasione barbarica.
Qualcuno degli invasori, però, era riuscito ad eludere la sorveglianza ed era stato perso.
I Servizi di Sicurezza, in quel momento, stavano inseguendoli, ma ne avevano perso le tracce, mentre si stavano movendo in direzione del fiume Choaspe.

Quinto Fabio, congedato il messaggero, andò a pranzo da Panatto Retore, che da qualche giorno mostrava agitazione riguardo al progetto di trovare il santuario di Illa Diva.
Lo Stratego, quando aveva capito le ricchezze che si potevano nascondere nel tempio, gli aveva rivelato le sue informazioni, ma il dignitario non voleva partire per la sua ricerca. Come colpito da una sorta di timore, procrastinava il giorno della partenza e, intanto, aveva fatto testamento.
«Cosa temete, Panatto?», gli chiese Quinto Fabio.
«Quei barbari…si stanno movendo verso ovest, La loro strada sarà presto tagliata dal fiume Choaspe, se già non vi sono giunti, e lo vorranno forse attraversare. Oppure, sarebbero più accorti se, in questa stagione, non avessero voluto attraversare il fiume, ma ne avessero risalito il corso. Il santuario si trova nei pressi della sua sorgente...andrebbero molto vicini ai monti che difendono il santuario.»
«Capisco i vostri timori…che in questo caso coincidono con i miei. Farò in modo che i Massageti non possano raggiungere il Tempio di Illa Diva.»
Quinto Fabio uscì a grandi passi dalla casa del dignitario, portandosi al palazzo del governatore, in preda ad una crescente agitazione. La profezia si stava avverando. La disgrazia si stava preparando per il santuario inviolato nei secoli.
Chiesta udienza ad Adriano Re, trovò il governatore ignaro degli sviluppi recenti. Era usanza di Quinto tenere all’oscuro il signore di tutto quello che potesse decidere lui stesso, e di rivelargli i problemi solo se inevitabili. Non poteva più comportarsi in questo modo, se si fosse voluto scendere in guerra. Solo il re poteva, infatti, mobilitare le forze regolari.
«Domine, vengo a portarti brutte notizie. Pochi giorni fa, una tribù di Massageti ha violato i nostri confini in Hyrcania, e si sta dirigendo in regioni vitali per il nostro Tema. Chiedo il permesso di mobilitare le forze regolari a protezione del santuario di Illa Diva.»
Il re non rifletté molto e, quando lo Stratego parlò del famoso tempio, che aveva tanto desiderato visitare e che voleva salvo, decise di intervenire per disporre il proprio esercito intorno e nei pressi del tempio.

Ottenuta la firma della mobilitazione, Quinto Fabio tornò al proprio forte. Era presente, dei suoi generali, solamente Parvo Cornua, che comandava i Caldei schierati a sud di Susa.
«Cornua, corri subito al comando della tua armata e portati presso le sorgenti del fiume Choaspe. Là attendi il resto dell’esercito e sta’ in guardia nei confronti di eventuali barbari.», ordinò lo Stratego, che poi corse a preparare piani e bagagli per la spedizione.
* A Susa, sede dello Stratego

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