mercoledì 28 marzo 2007

Capitolo VI - Ragnarok

VI. Hyrcaniā, ultra Thematis fines*
Erano partiti dalle steppe dell’Asia centrale, in direzione del bacino del Mediterraneo, in cerca di terre più ricche e di bottini da razziare. In realtà, dopo qualche mese di cammino, si erano stanziati ad est del Mare Ircano. Le tende erano disposte a semicerchio, intorno alle due baracche in cui vivevano i capi.
I Massageti erano guidati da due capi, il cui valore era stato provato in anni di razzie nei confronti delle carovane e dei villaggi più lontani di India e Cina.
I costumi di questi barbari erano rozzi. Il popolo non conosceva l’uso delle selle né l’agricoltura, e i loro due condottieri, Currus e Ierolma, non avevano né abiti né ricchezze, salvo un certo numero di capi di bestiame.
Dal punto di vista militare, non avevano la forza di impensierire l’esercito ben addestrato e organizzato della Susiana, ma l’impeto improvviso che avrebbe potuto colpire le impervie regioni di confine poteva cogliere di sorpresa un’armata non ancora ben stanziata. Per tre volte i Massageti avevano provato a violare il confine susiano, ma erano stati respinti dalle truppe persiane in forza all’esercito provinciale.
Quella notte stavano preparando un’ulteriore incursione.
Currus, tatuato su tutto il corpo e completamente rasato, sosteneva da ore, ubriacato con l’assenzio, che si sarebbe dovuto lanciare un attacco concentrato sulla riva del mare Ircano, dove le fortificazioni erano più deboli, ma dove comunque erano già stati respinti una volta, con grave strage di uomini e cavalli. Ierolma, che portava i capelli secondo l’uso tipico delle popolazioni mongole, opinava invece migliore l’uso dell’astuzia e del tradimento.
«Ho inviato, mesi fa, due schiavi che avevamo razziato in villaggi qui vicini, perché allacciassero rapporti d’amicizia con il generale persiano che comanda questo settore di confine. Una volta ottenuta la sua fiducia, per loro due dovrebbe essere facile farci passare il confine di nascosto.»
Questo era il piano di Ierolma, che, dopo lunghe discussioni, fu infine accettato.

Un manipolo scelto di cavalieri massageti partì al galoppo verso il confine; quando arrivò in vista della linea fortificata, con una fiaccola segnalarono la loro presenza.
Le sentinelle persiane se ne avvidero, ma scambiarono la fiamma tremolante, che sparì subito, per uno dei fuochi fatui che si accendevano dalle torbiere bituminose che circondavano il Mare Ircano. Si accorse invece della fiamma Χυξξίαδις, che svegliò Lepido Silvano. I due sgattaiolarono fuori, nella notte fredda, e raggiunsero una rupe da cui si aveva una vista su tutta la piana sopra la quale incombevano le fortificazioni susiane. Con una fiaccola, Lepido Silvano indicò una depressione nel terreno, dal quale si poteva giungere non visti sotto il vallo. I cavalieri massageti si portarono, non visti, nel punto indicato dalle due spie, scavalcarono il vallo aspettando che la sentinella, nel suo giro, passasse loro accanto per renderla inoffensiva. Nel frattempo, si avvicinava in silenzio il grosso delle forze massagete. Il piano era semplice: grazie all’effetto sorpresa, la prima incursione avrebbe spezzato la linea del confine, nella cui frattura si sarebbe inserito il resto della popolazione, con donne e bambini, per inoltrarsi nelle steppe settentrionali del Tema di Susiana.
Svegliato dal rumore del primo attacco, Cosroe, il generale persiano, fece uscire, nonostante fosse notte e non si vedesse nulla, il grosso degli arcieri e uno squadrone di elefanti da guerra. La lentezza delle manovre persiane, dovuta sia alla natura delle forze in campo sia all’oscurità, fece in modo che il grosso dei Massageti riuscisse a passare praticamente indenne in Susiana. Χυξξίαδις e Lepido Silvano, resisi conto che il loro tradimento sarebbe stato presto scoperto, essendo stata la prima azione di Cosroe andare a cercarli e non trovarli, si unirono quindi agli incursori barbari.

I Servizi di Sicurezza guidati da Ραευώθζ, che erano da poco giunti in Hyrcania secondo gli ordini dello Stratego, erano invece addestrati ai combattimenti notturni. Nel loro accampamento, qualche miglio dietro la linea del confine, furono svegliati dai rumori del combattimento, portati dal vento di Borea. Schierati in ordine di battaglia, videro il passaggio della testa delle truppe massagete da lontano, e piombarono sul centro della colonna in marcia. Le corazze in cuoio dei barbari non poterono niente contro le scimitarre di ferro arabo, e presto questi furono fermati dalle forze giunte dal loro fianco. Nel frattempo sopraggiunsero i soldati persiani, che erano riusciti a riorganizzarsi, che piombarono sulla retroguardia dei Massageti, in fuga, massacrandola.
Tra i prigionieri che furono catturati in quella notte, c’era Χυξξίαδις. Lepido Silvano, invece sembrava essere riuscito a fuggire.
Quando Cosroe passò in rassegna i prigionieri, non poté fare a meno di notare Χυξξίαδις, che invano cercava di coprirsi il volto.
«Con questa moneta paghi la mano che ti ha nutrito per mesi, vile traditore?»
Cosroe era infuriato, soprattutto perché aveva perso molti uomini valorosi, e non molto numeroso era il suo esercito. Si avventò sull’omiciattolo, che cercava invano di nascondersi.
Quando gli fu addosso e cercò di strangolarlo, Χυξξίαδις estrasse, con una rapida mossa, un corto pugnale.
Αρσωΐν, che osservava la rivista dei prigionieri per cercare informazioni sulla meta dei barbari, se ne avvide in tempo.
In una frazione di secondo, estrasse una freccia dalla faretra che portava sulla schiena, la infilò nel lungo arco e la scagliò.
Dopo una breve e tesissima corsa, la cuspide metallica penetrò le carni del barbaro poco sotto il mento.
Senza un sussulto né un rigurgito di sangue, Χυξξίαδις crollò a terra, morto.
Il volto segnato di Αρσωΐν brillò di determinazione, per un attimo. Amava la morte, e dispensarla.
Una volta tornato Αρσωΐν al suo battaglione, Ραευώθζ diede ordine di partire, per inseguire i barbari che avevano sconfinato ed erano sopravvissuti alla carneficina notturna.
* In Hyrcania, oltre i confini del Tema

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